sabato 19 dicembre 2009

Quando si arrabbia il cielo

QUANDO SI ARRABBIA IL CIELO

Era una bella giornata nel Paese Dove Non Piove Mai, come sempre del resto. Ogni cosa era al suo posto e il sole splendeva alto, gli uccelli parlavano fra loro con la felicità del canto, il vento si divertiva a fare il solletico agli alberi e tutto intorno c’era una pace che faceva invidia al cielo.

Nel cielo, infatti, ondeggiavano placide un paio di grandi nuvole bianche, di quelle nuvole spumose che sembrano panna montata. Si riposavano in pace, il giorno dopo dovevano partire per l’Africa e avevano deciso di rilassarsi un po’ prima del lungo viaggio. Erano due nuvole molto pettegole e in quel momento stavano parlando male delle nuvole di altri paesi, di quanto alcune di loro fossero grandi ed arroganti, che sembrava che volessero il cielo tutto per loro, come se non ci fosse abbastanza spazio per tutti, e in particolare se la prendevano con le nuvole americane, che non rispettano mai la precedenza e sorpassano tutte le altre senza preoccuparsi che una magari s’è appena rifatta l’acconciatura. Le due nuvole chiacchieravano così, una di fianco all’altra e nel frattempo si divertivano ad assumere le forme più strane: una tartaruga, un uomo che dorme, un bisonte in corsa e così via, tanto per farsi due risate.

Ad un certo punto spuntò dal nulla una nuvoletta piccola e molto arrabbiata. Era scura e con la faccia cattiva, sputava fulmini da tutte le parti e, non contenta, produceva anche dei grandi rumori con la bocca che facevano tremare la terra. Il suo arrivo portò grande scompiglio, quello era il paese dove non piove mai e, come dice il nome, non erano certo abituati a vedere in giro delle teste calde come quella. Infatti, tanti anni prima, avevano firmato un patto col comitato del cielo e avevano stabilito che in quel paese niente e nessuno sarebbe mai venuto a disturbare. Invece la piccola nuvola arrabbiata era proprio lì, e sembrava che non gliene importasse niente di quelle regole, avanzava nervosamente nel cielo del paese dove non piove mai come se nulla fosse, con tutto il suo carico di rabbia e pioggia.

Le due grandi nuvole bianche si voltarono immediatamente, scandalizzate da quella fastidiosa presenza che violava tutte le convenzioni e ignorava ogni buona decenza. Decisero così di andarle incontro e quando le furono abbastanza vicine iniziarono a rimproverarla: “Ma ti sembra questo il modo? Non lo sai che nel paese dove non piove mai è vietato disturbare?” La nuvoletta, che al confronto con quelle nuvolone sembrava un sassolino davanti ad una montagna, non si fece intimidire dal tono minaccioso e rispose: “Certo che lo so! Sono venuto a posta per dare fastidio! E non me ne importa un fico secco dei vostri divieti! Perché chiunque può venire a darmi fastidio e io non posso reagire? Perché sono piccola? Sarò anche piccola ma sono così arrabbiata che mi sento dieci volte più grande di voi!”

E mentre pronunciava queste parole continuava a lanciare fulmini e far cadere tanta pioggia da allagare una casa. Le due nuvolone, colte di sorpresa da tutta quella furia, cambiarono tattica e cercarono di capire cosa fosse successo: “Aspetta, non essere precipitosa, calmati!”, disse una, e l’altra appresso: “Raccontaci cos’è che ti ha fatto arrabbiare in questo modo, forse possiamo aiutarti”. La nuvoletta, senza smettere neanche un secondo di scaricare in terra tutto il suo risentimento, rispose: “L’unico modo che avete per aiutarmi è lasciarmi perdere o al massimo, se proprio ci tenete, datemi una mano a far scendere tanta acqua da affogare un oceano!” “Ma gli oceani non possono affogare!” disse la più paziente tra le due, e la nuvoletta subito replicò: “Allora se gli oceani non possono affogare neanche il fuoco si può bruciare, ma questo non vuol dire che una povera nuvola indifesa debba subire tutti i torti del mondo senza mai reagire!”

Nel paese dove non piove mai, intanto, era scoppiato il caos generale. Non avendo mai visto cadere una goccia di pioggia in vita loro, quando si sentirono bagnati pensarono che fosse la fine del mondo. Tutti: alberi, animali, fili d’erba e sassi cercavano conforto nel proprio vicino, e pensavano che quegli spilli bagnati che cadevano dal cielo significassero la loro fine imminente. Non che mancasse l’acqua, c’era un bel fiume nel paese dove non piove mai, da cui tutti bevevano e che provvedeva ad innaffiare le piante; il fatto è che non avevano mai provato la sensazione di essere bagnati da qualcosa che cade dal cielo, e quindi potrete capire il gran parapiglia che si era creato. Chi si buttava nel fiume, chi piangeva e chi girava su se stesso come impazzito, era tutto un fuggi-fuggi nella baraonda generale. La nuvoletta nel frattempo continuava testarda a fare di testa sua: fulmini e tuoni e pioggia a non finire. E mentre si sfogava continuava a parlare: “Ma dico io! Ma è mai possibile? Me ne stavo tutta tranquilla a fare le bolle di sapone nel bel mezzo di una delle giornate più serene che il cielo ricordi, e che succede?” “Cosa?” fecero le due nuvole bianche. “Succede che uno di quegli aeroplani infernali decide bene di mettermi al centro della sua traiettoria e mi fa un buco grande così proprio in mezzo alla pancia! Lo sapete quanto tempo ci mettiamo noi nuvole prima di ricomporci come si deve! E che fastidio dover andare a recuperare tutti i pezzi in giro! E poi quante volte glielo abbiamo detto a questi uccelloni con il motore?Va bene sopra, va bene sotto, ma mai in mezzo!” le due nuvolone si scambiarono un cenno d’accordo e dissero: “Eh, beh...questo è vero!” “Certo che è vero!” continuò la nuvoletta: “E passi una volta…due giorni dopo me ne stavo felice a parlare col vento del sud dei prossimi spostamenti, avevo appena finito di recuperare tutti i miei piccoli pezzi…e cosa succede?” “Cosa?” chiesero in coro le nuvolone.

“Succede che uno di quei razzi spaziali punta dritto verso di me, io cerco di avvisarlo, gli faccio dei gesti e quello niente. Poi provo a spostarmi ma quell’attrezzo è troppo veloce e…paf! Un altro buco in mezzo alle orecchie, ancora più grande del primo! E quando è troppo è troppo!”. Le nuvolone si lanciarono un segnale d’approvazione, non si poteva certo darle torto. Anche a loro erano capitati episodi simili e bisognava ammettere che era proprio una cosa fastidiosa. Inoltre, come tutte le nuvole pettegole, non avevano una gran personalità e bastava molto poco per convincerle.

La nuvoletta nel frattempo non accennava a calmarsi e così gli animali andarono a chiamare il Vento di Guardia, un vento speciale che aveva il compito preciso di tenere la situazione sotto controllo e di scacciare via le nuvole impertinenti nel caso ce ne fosse stato bisogno. Il vento di guardia raggiunse in un attimo le tre nuvole, la piccola infuriata e le due grandi che le davano corda, e subito le rimproverò con tono deciso: “Cuccus’è tuttu questu baccanu, eh?” disse il vento che non aveva imparato bene il linguaggio delle nuvole “U vugliamu facciamula finitula? Nun sapetu cù vietatu farci disturbu da questu parti di qua? Smettutula subbutu o vi soffio via in un momentu!” “Non è giusto!” urlò la nuvoletta, “Tu stai qui a difendere gli abitanti della terra, e a noi abitanti del cielo chi ci pensa?”

Le due nuvole bianche ormai erano completamente schierate dalla parte della loro sorellina, e si misero in mezzo per impedire al vento di guardia di spazzarla via. Ogni secondo che passava si arrabbiavano anche loro, fino a quando non diventarono due immense nuvolone grigie cariche di pioggia. Il vento provò ad opporsi con tutte le forze: “Fatula finitula! In questu paesu nessunu piovu! Mai!”; ma quando una delle due nuvolone scaricò il primo lampo e subito dopo fece un urlo da fare impallidire una strega, il vento si battè in ritirata, spaventato e con la coda tra le gambe.

Fu così che si scatenò il primo temporale nel paese dove non piove mai. E che temporale! La voce si sparse subito ed altre nuvole arrabbiate si unirono alle loro compagne fino a coprire il cielo. Pioggia e fulmini e tuoni per una settimana. Tutti gli abitanti del paese dove non piove mai, dopo aver capito che quella non era la fine del mondo e che le gocce in fondo non potevano fargli alcun male, iniziarono a divertirsi come dei matti. Festeggiavano la novità e ballavano sotto l’acqua. Gli alberi videro spuntare nuove foglie, gli animali ne approfittarono per darsi una bella lavata, e la nuvoletta arrabbiata alla fine si calmò, e grazie alla sua ribellione il mondo un pochino migliorò.


Storia di: Massimo Tiburli Marini